Preparare le cuddure, cuocere le uova, infornare la pasta al forno. Ogni famiglia ha le proprie tradizioni, i propri riti, per la preparazione del pranzo di Pasqua. Gesti che hanno una dimensione rassicurante, capace di tranquillizzarci anche nei momenti più duri.

Per questo Me Cumpari Turiddu, non potendo festeggiare come al solito, aprendo le porte della sua casa, ha deciso di non rinunciare a nessuna delle sue abitudini culinarie. Certo che questo sia il modo migliore per celebrare, seppur a distanza, il sentimento di rinascita tipico della Pasqua.

Quindi, mano al ricettario e si comincia: ingredienti sul tavolo, pentole e padelle, e tanta buona volontà. Ecco dunque il menù, tutto casalingo, ideato apposta per l’occasione dalla squadra di Cumpari Turiddu.

La nostra Roberta, come da tradizione di famiglia, preparerà il capretto abbottonato con l’aglio, cotto al forno su un letto di patate, uno dei cavalli di battaglia di nonna Cristina. Un piatto speciale di origine nissena che non mancava mai a tavola a Pasqua nei suoi ricordi di bambina.

In abbinamento, il nostro sommelier Giovanni, consiglia Lamoresca, un vino rosso marcatamente mediterraneo, che avvolge il palato con il proprio calore fin dal primo sorso.

Gianluca, invece, che non toglie la divisa da chef nemmeno a casa, domenica a tavola porterà certamente il coniglio al forno con le patate. Un piatto della tradizione contadina, famoso nel ragusano nella versione alla “pattuisa”. La cui particolarità sta nel marinare, prima della cottura, la carne di coniglio in vino bianco e aromi per una notte. Il nome infatti significa “alla portoghese” e si riferisce al Porto usato in origine nella ricetta.

Per questo piatto Giovanni consiglia, invece, un Etna bianco molto aromatico e dalle note minerarie come Pietramarina delle cantine Benanti.

Pura tradizione anche per Antonio, aiuto chef ed ex avvocato votato alla cucina, che ha già infornato i classici panareddi di Caltagirone. Un impasto a base di farina, zucchero e strutto, lavorato a forma di paniere (in siciliano panàro) e decorato con simboli beneauguranti per celebrare la fine del digiuno quaresimale e la Resurrezione di Cristo. Da accompagnare con un Moscato passito di Pantelleria, il Bukkuram padre delle vigne firmato Marco De Bartoli.

Il nostro sous chef Memmo, invece, a Pasqua non può proprio rinunciare alla classica pasta al forno alla siciliana. Quella tanto amata da Montalbano per intenderci. Un timballo di anelletti condito con un ragù a base di due tipi diversi di macinato, e arricchito con melanzane fritte, piselli, tuma e provola. Una pasta tanto ricca quanto gustosa.
Per questo piatto così corposo serve un vino di carattere. Giovanni ne consiglia uno dal sapore fruttato e il retrogusto balsamico: Barbabecchi 2014 della cantina Graci.

Alessio, invece, ha deciso di preparare un primo della tradizione messinese, lo Sciusceddu. Un piatto molto particolare, dal gusto delicato e saporito allo stesso tempo: polpettine cotte brodo e ricoperte dalla “conza”. Una morbida crema di ricotta, formaggio e uova che, una volta in forno, forma una leggera crosticina dorata mantenendo una consistenza interna simile a quella di un soufflé. Per chi non l’ha mai assaggiato una vera sorpresa di sapori.

Per questo piatto, però, serve in abbinamento un vino aromatico e fruttato. Ecco perché Giovanni ci propone Faro Palari 2011 caratterizzato da sentori di gelsomino, frutta matura e cardamomo.

Questi cinque piatti rappresentano cinque famiglie che, seppur a distanza, domenica staranno simbolicamente sedute alla stessa tavola. Per vivere e condividere, carichi di speranze e uniti come non mai, questo momento così particolare. Sicuri che ci abbracceremo di nuovo e sarà una festa.

Con l’augurio che sia così anche per tutti voi, buona Pasqua.