Una mostra permanente a Palazzo della Cultura racconta 10 donne che hanno contribuito al progresso materiale e spirituale di Catania

Confcommercio Terziario Donna ha inaugurato, il 15 novembre 2019  la “Sala delle Donne” all’interno di Palazzo della Cultura. Dieci ritratti di figure femminili che hanno contribuito al progresso materiale o spirituale della città di Catania.

La mostra, organizzata grazie al patrocinio, oltre che di Confcommercio, anche della Camera dei deputati, del Comune di Catania, del Consigliere al lavoro e con il supporto dell’Università degli Studi di Catania e di Abadir, raccoglie 10 opere, realizzate da artisti catanesi di spicco . Ognuno di loro ha delineato il profilo di queste donne illustri seguendo la sua personale visione.

Scrittrici, imprenditrici, eroine, patriote, ma anche la santa Patrona di Catania diventano grazie all’arte icone moderne a cui ispirarsi.

Perché queste dieci donne e non altre

La selezione dei soggetti è stata affidata al Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania, grazie all’istituzione di una commissione tecnico scientifica presieduta dalla prof.ssa Veronica Benzo e dalla prof.ssa Sonia Giaccone, le quali hanno individuato dieci profili di donne che hanno contribuito significativamente “al progresso materiale e spirituale della società”.

Il progetto “Sala delle Donne” prevede l’inaugurazione di sale dedicate “alle donne che hanno fatto l’Italia e per quelle che verranno” frutto del lavoro dei Gruppi Terziario Donna sul territorio italiano. La realizzazione delle sale nasce da una personale interpretazione delle linee guida del progetto e si concretizza in luoghi simbolo della vita cittadina, con l’importante collaborazione di Enti e professionisti del territorio.

Ritratti di donne illustri: 10 opere nel dettaglio

– Andreana Sardo, eroina del rinascimento siciliano, ritratta da Lucia Scuderi

La sua figura è ricordata soprattutto per il grande coraggio e il patriottismo dimostrato durante le repressioni borboniche di metà ‘800. Quando, in mezzo a cadaveri e macerie, Andreana raggiunse il generale Nunziante, capo delle truppe borboniche, e lo convinse a risparmiare il Palazzo dell’Università, precipitandosi subito dopo a spegnere le fiamme che già avevano raggiunto l’edificio, insieme ad un gruppo di soldati, salvando da distruzione certa le due grandi Biblioteche, la Ventimiliana e l’Universitaria, i laboratori di fisica, anatomia, storia naturale, e l’Osservatorio meteorologico.

– Carmelina Naselli, docente e bibliotecaria universitaria, nell’opera di Francesca Franco

Donna di straordinaria cultura, indissolubilmente legata alla storia dell’Università degli Studi di Catania, ha dedicato la sua vita con passione agli studi sulle tradizioni popolari, considerando il popolo, allo stesso tempo, depositario e ispiratore di contenuti spirituali, mitologici, storici. La passione per lo studio, la sua viva intelligenza e la voglia di diffondere il sapere le hanno consentito di lasciare, attraverso le sue ricerche scientifiche, un’importante eredità culturale di conoscenza sui costumi e le tradizioni della città di Catania.

– Clelia Adele Gloria, artista, giornalista e fotografa, interpretata da Monica Montesano

È stata l’unica donna futurista dell’isola. In particolare, si è distinta nel campo dell’aeropittura e dell’avanguardia nei primi anni Trenta a Catania e viene ricordata non solo come pittrice, ma anche come poetessa, fotografa, scultrice e giornalista, alla ricerca di quell’immagine di artista totale che le avanguardie perseguono.

Viene descritta come una donna irrequieta che riesce ad infrangere tanti tabù delle ragazze siciliane, che al massimo possono dipingere scene floreali ricamandole al telaio o possono dedicarsi all’immancabile studio del pianoforte.

– Giuseppe Bolognaro, patriota siciliana, dipinta in stile De Simone da Giuseppe Mazzaglia

Giuseppa Bolognara, conosciuta come “Peppa a Cannunera”, è nata a Barcellona Pozzo di Gotto, ma è considerata catanese per adozione. Viene ricordata per la sua partecipazione attiva ai moti insurrezionalistici della città quando, tra mito e realtà, preso possesso di un cannone sbaragliò due volte l’esercito borbonico.

– Giuseppina Grillo “Virlinzi”, imprenditrice, ritratta da Sandra Virlinzi

Decana delle donne imprenditrici siciliane, ha fondato l’azienda di famiglia nel 1925. Animata da spirito fiero e combattivo, unito a doti morali e senso degli affari, è stata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana e unica donna a ricevere il premio Florio istituito dall’Unioncamere.

Negli anni 90 è entrata a far parte, per la sua esperienza e per la sua preparazione professionale, del consiglio direttivo della A.I.D.D.A (associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda).

– Goliarda Sapienza, scrittrice, dipinta da Alice Valenti

Goliarda Sapienza è una tra le scrittrici più importanti e trasgressive dello scorso secolo. Ha saputo rappresentare se stessa e la società a lei contemporanea, dando spazio all’emotività nel trattare argomenti delicati come la libertà sessuale, la politica, la famiglia.

– Mariella Lo Giudice, attrice, vista con gli occhi di Gabriele D’Amico

Mariella Lo Giudice, nasce a Catania il 6 febbraio 1952. Nipote di artisti circensi e figlia di una maestra di danza, comincia sin da bambina a dedicarsi alle arti del canto, della danza e della recitazione. Un’amica della madre, Fioretta Mari, ne scopre il talento e la introduce nel Teatro Stabile di Catania, facendola debuttare a 10 anni.

Da qui comincia la sua lunga carriera, recitando e imparando sulla scena con maestri Turri Ferro, Ave Ninchi, Umberto Spadaro e Ida Carrara. Negli anni successivi ricopre parti sempre più importanti, fino a diventare la prima attrice del Teatro Stabile. Il suo vero nome è Maria Enza, ma preferisce Mariella come nome d’arte.

– Sant’Agata, protettrice della città, dipinta da Tiziana La Piana

Agata nacque da una famiglia di nobili catanesi di religione cristiana, intorno al 230 d.C. Catania era sotto la dominazione romana che perseguitava barbaramente chiunque professasse il cristianesimo, motivo per il quale la famiglia di Agata, come tutta la comunità cristiana, viveva la fede nel silenzio.

Il proconsole della città, Quirino, se ne invaghì e le ordinò di rinnegare la sua fede e di adorare gli dei pagani. Al suo netto rifiuto seguirono carcere e torture fisiche, fino all’atto ultimo di strapparle i seni, che secondo la tradizione ricrebbero prodigiosamente durante la notte. La fede incrollabile di Agata la condannò a un letto di tizzoni ardenti: mentre il corpo della ragazza veniva martoriato dal fuoco, il velo rosso, simbolo della sua consacrazione a Dio, non bruciava. Dopo il supplizio, Agata morì in carcere il 5 febbraio 251.

Il suo corpo venne imbalsamato e avvolto in un velo rosso che, si racconta, fermò più volte la lava che minacciava la città, come avvenne ad un anno esatto dalla sua morte. In seguito a questi prodigi miracolosi, Agata fu proclamata santa

– Virdimura, prima donna chirurgo, ritratta da Ljubiza Mezzatesta

Virdimura, catanese di origini ebraiche, vissuta nel XIV secolo, fu la prima donna ufficialmente autorizzata ad esercitare la medicina e la chirurgia. Si occupò di  donne, poveri e disabili. Per sua scelta decise di non lavorare tra i ricchi nobili che potevano permettersi di pagarla bene, ma piuttosto di dedicarsi ai poveri della Sicilia, spesso gratuitamente o con una tariffa molto ridotta.

In onore dell’impegno e della professionalità di Virdimura, è stato istituito un prestigioso premio internazionale, il “Premio Internazionale Virdimura”, che viene assegnato a noti personaggi della cultura e delle istituzioni, rispondenti ai requisiti di sensibilità e di umanità espressi da Virdimura, a testimonianza di un impegno per la pace e la collaborazione.

– Palmira Finocchiaro, imprenditrice, illustrata da Sarah Cesarotti

Palmina Finocchiaro nacque a Catania l’11 novembre 1914, quarta di sei figli, venne educata in un collegio di suore e frequentò corsi di ricamo e di musica come si addiceva agli inizi del Novecento. Fin dall’adolescenza mostrò interesse nell’attività imprenditoriale dei genitori: il padre Filippo, noto pasticcere di Catania impegnato nella preparazione dei dolci e la madre Giuseppina nella vendita degli stessi.

Da allora nacque in lei il desidero di aprire un’attività tutta sua, nonostante la giovane età. Il 22 giugno 1936 sposò Domenico Bruno, tecnico affermato e proprietario di un laboratorio di alta precisione (denominato “Alessandro Volta”) specializzato nella produzione di macchinari e pezzi di ricambio per cinema, studi medici e dentistici.

Palmina convinse il marito a dar vita ad un’attività commerciale e lo rassicurò che l’avrebbe seguita lei in prima persona. In quello stesso anno inaugurarono il negozio “Bruno Domenico” nel centro storico di Catania.