Un viaggio alla scoperta di Chiara Vigo, l’ultima grande maestra del Bisso, un’arte di tessitura molto antica che viene dal mare.
Grazie all’associazione AIDDA Sicilia, Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda, abbiamo avuto l’onore di avere con noi a cena l’ultimo grande Maestro di Bisso, Chiara Vigo e la regista Rossana Cingolani, che ha realizzato proprio su di lei un interessantissimo docu-film, che vi consigliamo di vedere, dal titolo “Il filo dell’acqua”.
L’occasione è stata l’incontro tra le delegazioni di Sicilia e Sardegna presso le librerie Cavallotto che si è tenuta sabato 6 aprile 2019.
Tra Chiara Vigo e Turiddu c’è un legame simbolico, quello della volontà di trasferire la memoria alle generazioni future, che in altro modo andrebbe persa.
A Sant’Antioco, un’isola a sud della Sardegna, infatti, vive Chiara Vigo, che si definisce orgogliosamente “Maestro di Bisso”. E che è una delle ultime donne a portare avanti l’antica arte del Bisso: pregiatissima seta di mare derivante dalla lavorazione della lanuggine secreta da un particolare mitile detto “Pinna Nobilis” diffuso nel Mediterraneo.
Questa antica tradizione, che ha settemila anni di storia e origini probabilmente ebraiche, nasconde in sé un patrimonio molto più articolato e complesso di quanto si pensi.
Il bisso è sacro, e si trasferisce tramite il giuramento dell’acqua che tradotto in italiano dovrebbe suonare più o meno così:
Ponente, Levante, Maestro e Grecale
prendete la mia anima e
buttatela nel fondale
che sia la mia vita
per essere, pregare e tessere
per ogni gente
che da me và e da me viene
senza tempo, senza nome, senza colore, senza confini,
senza denaro
Per essi tesserò un filo dell’acqua
che a tutti apparterrà,
per essi porterò in superficie il filo dell’acqua.
Sarà di donne e bimbi il mio pregare all’alba,
e il mio pregar di sera dell’uomo che li accompagna.
Da essi riceverò in umiltà
quanto vorranno e quanto potranno
per il mio viver sano.
In nome del Leone dell’Anima Mia, del Grande Padre,
della Grande Madre
così era, così sarà.
Io giuro.
Il bisso può essere tagliato sott’acqua, perciò senza uccidere l’animale, solo tra l’ultima luna di maggio e la prima di giugno.
Bisogna considerare, però, che con 200 immersioni si ricavano in un anno circa 300 grammi di materiale grezzo che diventano alla cardatura 30 grammi di pulito. Quantità necessaria per ricamare un arazzo, che ha bisogno di 2 – 5 anni di tempo per essere completato.
La fibra, tra l’altro, viene dissalata per 25 giorni cambiando l’acqua ogni 3 ore sia di giorno che di notte, sbiancata con succo di limone e ripulita dalle impurità prima con le unghie e poi con un cardo a spilli. Solo a questo punto, infine, la bambagia filabile viene torta con un fuso in ginepro e poi tessuta al telaio con le unghie.
Per Chiara “il bisso ha un bellissimo futuro” perché risponde alla necessità della gente di rallentare e la sua tradizione prevede la salvaguardia dell’ambiente, il rispetto del tempo e il ritorno a un equilibrio necessario per tutti.
Da questo suggestivo incontro abbiamo ricevuto, non solo un messaggio profondo che parla di pace e di rispetto per la natura, ma anche una dedica personale che ci ha fatto davvero molto piacere.
Adesso vogliamo schierarci con lei nella sua battaglia per la salvaguardia del Museo del bisso.
Per effetto di un’ordinanza di sgombero da parte del Comune di Sant’Antioco, infatti, a dicembre 2016 Chiara Vigo ha dovuto abbandonare il museo-atelier allestito nei locali del Montegranatico dove custodiva le sue opere d’arte, gli storici telai e il laboratorio.
A nulla sono valsi gli appelli a livello nazionale e la raccolta di circa 19 mila firme, promossa da Mariagrazia Cucinotta. Quindi, raccogliere fondi per l’acquisto dei locali è l’unica soluzione possibile per salvare l’arte di Chiara Vigo.
Sul sito del museo troverete tutte le informazioni per contribuire alla salvaguardia di questo patrimonio unico: https://www.chiaravigo.it/sos-museo.html