Zuppa di legumi e vino rosso, rendere felice il nonno non era mai tanto difficile.
“Io a Esaù tanto torto non lo posso dare” – ripeteva ogni volta dopo la prima cucchiaiata, e poi al nipotino curioso raccontava come Giacobbe aveva indotto il fratello a vendergli la primogenitura per un piatto di minestra rossa.
Al nonno l’amore per le lenticchie era nato durante la sua adolescenza quando, tornando a casa dai campi, la mamma gli faceva trovare sempre un piatto caldo per ritemprarlo dalle attività frenetiche tipiche dell’autunno.
In campagna, infatti, c’era sempre tanto da fare: si vendemmiava, si raccoglievano le noci e gli ultimi prodotti dell’orto, nei boschi si andava in cerca di castagne, funghi, tartufi ma anche mirtilli, lamponi e altre bacche.
In America, invece, le cose erano diverse, il lavoro in fabbrica prevedeva altri ritmi e altre fatiche.
Le lenticchie arrivavano dal Canada, erano di un rosso acceso quasi arancione e si vendevano sfuse nelle botteghe delle vie di Brooklyn.
Nei ricordi di Turiddu erano davvero buone e gustose, ma niente a che vedere con il sapore intenso e particolare delle lenticchie di Villalba, una tipologia che ha imparato ad amare e apprezzare una volta rientrato in Sicilia.
Queste lenticchie simili a quelle di Altamura hanno un contenuto proteico e di ferro, proteine e sali minerali superiore alla media. Tutto merito dei terreni in cui crescono.
Seminate in autunno vengono raccolte manualmente a metà giugno, le piante vengono raggruppate in piccoli fasci e lasciate essiccare all’aria aperta per 5-8 giorni fino alla separazione del seme, che invece viene eseguita meccanicamente.
Segnalate nel 2007 da Slow Food sono di Presidio dal 2012: 23 produttori tra Villalba, Mussomelli, Marianopoli, Vallelunga e Cammarata sopravvivono grazie alla coltivazione in rotazione di questo legume, del pomodoro e del grano duro.
La trovate negli scaffali della nostra Putìa e tra gli ingredienti delle zuppe proposte nel nostro Bistrot.