Tra i simboli del sogno americano di inizio secolo c’era spazio per un solo cocktail: il Dry Martini. Da Humphrey Bogart a Ernest Hemingway, da Frank Sinatra a John D. Rockefeller, tutti amavano questo drink forte dal sapore secco.

Cresciuto nel mito dei club esclusivi, per Turiddu il Martini era sicuramente simbolo di eleganza e raffinatezza, nonché il cocktail di James Bond.

Si pensa, anche se ci sono voci discordanti a riguardo, che l’origine del nome sia da attribuire a un barman italiano. Si chiamava per l’appunto Martini e che servì per primo questo cocktail al ricco petroliere Rockefeller nel 1912.

Con l’oliva o senza ma sempre nell’omonimo bicchiere a coppa, questo miscelato mette alla prova anche il barman più esperto. Due soli ingredienti, gin e vermouth dry, da mescolare con maestria per regalare al palato un’esperienza mistica.

Il Martini è per chi ama i sapori forti, è un aperitivo secco e asciutto che lascia il palato pulito, perfetto da abbinare al pesce, ai cibi affumicati, ai sapori agrodolci e perfino alla pasta.

La variante proposta da Me Cumpari Turiddu, nata dall’estro di Alfio Liotta, è un elogio alle Isole Eolie che non tradisce l’essenza originale di questo cocktail.

Solo ingredienti di prima qualità: Panarea Gin, un mix aromatico di ginepro, mirto e coriandolo dagli agrumati sentori mediterranei, mescolato alla Malvasia delle Lipari e accompagnato da cucunci di Salina (o capperi a scelta), che sostituendo l’oliva in salamoia donano sapidità al drink.

Una versione siciliana, ma ugualmente elegante, del cocktail più amato da Hollywood.

 

Credit Photo: Ernest Hemingway (Photo by Tore Johnson) /