Cumpari Turiddu lo ricorda bene, lì ad Elizabeth Street di siciliani ce n’erano davvero tanti. Tutti così simili e così profondamente diversi.

Le vicine di casa della nonna, poi, erano davvero particolari, ognuna aveva una ricetta “du su paisi”, qualcosa di  tipico, unico e buonissimo. Fare una classifica era davvero impossibile.

Una di queste, la signora Rosalia, preparava dei dolcetti insoliti a forma di corona, aromatizzati alla cannella che al piccolo Turiddu piacevano da impazzire.

Erano le cuddrireddre, dolci tipici di Delia, un paese in provincia di Caltanissetta, che non hanno eguali nella produzione gastronomica siciliana.

Queste coroncine fragranti hanno una tradizione antica, risalente ai Vespri Siciliani, e sono preparate dalle massaie deliane per il pranzo del Giovedì grasso.

Hanno una forma insolita e particolare. Gli ingredienti e il modo di prepararle sono un segreto che passa di generazione in generazione, tanto che non esiste un dolce simile in nessun’altro paese del mondo.

La tipica forma a “corona” sembra sia un omaggio alle castellane che vivevano a Delia durante la guerra dei Vespri Siciliani,nella fortezza medioevale che sovrasta la cittadina.

Sono passati più di sette secoli ma “li cuddrireddri” si fanno ancora.

La ricetta è semplice: si impasta la farina di grano duro con uova fresche, zucchero, un po’ di strutto, vino rosso, cannella e scorzette di arancio. Si lavora l’impasto sullo “scanaturi”, un particolare asse di legno, fino a quando non raggiunge la giusta compattezza e poi lo si divide in piccoli rotoli.

La parte più complicata, che richiede manualità e esperienza, ma che le donne di Delia sanno realizzare benissimo, inizia a questo punto: si avvolgono i rotolini di pasta intorno ad un bastoncino che poi viene sfilato.

La spirale di pasta viene appoggiata su un attrezzo chiamato “pettine” costituito da due asticelle di legno unite da una serie di striscioline di canna di bambù levigata. Sul “pettine” si appoggia la spirale di pasta che acquista la caratteristica “rigatura”. E a questo punto, si uniscono le due estremità per formare la corona.

I pettini sono conservati con grande cura, e tramandati da madre in figlia, perché nessuno è più in grado di costruirli. Alcuni sono davvero vecchissimi, possono avere anche più di 150 anni.

L’ultimo passaggio è la frittura in abbondante olio extravergine d’oliva.

Il commercio della cuddrireddra, ha assunto nel corso dell’ultimo quindicennio, una importanza molto rilevante soprattutto dopo il  2004, quando è entrata a far parte dei Presidi Slow Food.

Per Delia, la produzione “artigianale”, che ormai dura tutto l’anno, della cuddrireddra ha significato un ritorno fortemente positivo in termini di visibilità e di prestigio.

Delia, in questo modo, da piccolo e sconosciuto paese dell’entroterra del Sud, viene conosciuto dal mondo e ricordato da tutti quelli che hanno gustato questo dolce dalla forma particolare.

 

Credit Foto: Violetta Candita